Un protagonista visionario della musica elettronica e sperimentale, capace di attraversare cinquant’anni di storia sonora ridefinendone continuamente i confini: l’artista in arrivo al BOtanique Festival è uno di quei nomi che non si collocano, ma si impongono.
Sin dagli anni ’70, la sua opera ha influenzato giganti come i Red Hot Chili Peppers, Brian Eno e Julian Cope, lasciando un’impronta profonda con uno stile inconfondibile, tanto nella musica quanto nella traiettoria personale, fuori da ogni schema.
Autore di oltre cento album, la sua produzione spazia da composizioni classiche a colonne sonore, passando per sonorità alternative e sperimentazioni radicali. Fedele all’idea di "pittore sonoro", ha costruito una carriera in cui ogni disco è un autoritratto incompiuto, una nuova sfumatura della sua psiche resa in suono.
Con un’estetica lo-fi ma profondamente evocativa, è considerato uno dei tesori nascosti della musica di ricerca del secondo Novecento, ancora oggi capace di sorprendere per intensità e coerenza artistica.